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  • Immagine del redattoreVanessa Tino

Adolescenza o adolescenze?

Aggiornamento: 5 gen 2021


Negli ultimi anni la concezione dell’adolescenza è andata incontro a diverse trasformazioni e ridefinizioni, in seguito alle quali sono cambiati anche i parametri relativi ai fattori protettivi e ai fattori di rischio tipici di questa fase evolutiva.

Un primo aspetto di cambiamento riguarda la configurazione temporale dell’adolescenza, la quale è passata dall’essere descritta come una fase di transizione dall’infanzia all’età adulta, all’essere considerata un periodo del ciclo di vita che va dalla tarda fanciullezza fino alla prima giovane età adulta. In particolare, Arnett (2000) distingue le seguenti tre fasi evolutive: adolescenza (10-18 anni), emerging adulthood (19-29 anni) ed età adulta (dopo i 30 anni). La necessità di una tale trasformazione concettuale è entrata in gioco a seguito di diversi cambiamenti sociali, economici e culturali verificatisi negli ultimi decenni nella nostra società. Nello specifico:

  • L’arrivo anticipato della pubertà ha accorciato la fase dell’infanzia

  • Il prolungamento dei processi formativi ha fortemente ritardato l’ingresso nel settore lavorativo

  • L’allungamento della dipendenza economica dalla famiglia di origine ha posticipato le tappe dell’andare a vivere in autonomia, del matrimonio e della genitorialità

  • L’estensione dell’aspettativa di vita ha cambiato le rappresentazioni legate alle diverse età (Palmonari, 2011).

Un secondo aspetto di cambiamento rispetto al passato riguarda l’abbandono della concezione dell’adolescenza come uno stadio dello sviluppo necessariamente tumultuoso e problematico. I primi studiosi che si sono occupati di adolescenza l’hanno descritta come una fase di transizione connotata dalla presenza di sentimenti drammatici estremi e contrastanti. A questo proposito Hall (1904), nella sua opera Adolescence, descrisse l’adolescenza come una fase di storm and stress, ovvero un periodo della vita contraddistinto da emozioni forti, stati d’animo altalenanti, prese di posizione estreme, persistenti scontri con i genitori, amori turbolenti e comportamenti autodistruttivi.

Quasi un secolo dopo, le ricerche di Arnett (1999) evidenziarono come le caratteristiche dello storm and stress adolescenziale non rappresentassero un’esperienza universale, ma strettamente legata ai fattori individuali, relazionali e culturali specifici di ogni adolescente. Secondo tale prospettiva, l’adolescenza si configura come uno stadio che porta con sé delle criticità e dei compiti di sviluppo da affrontare, i quali tuttavia non sono sperimentati da ogni adolescente nello stesso modo, poiché elementi quali il genere, le caratteristiche di personalità, il sostegno sociale, i valori e le norme di riferimento possono avere un effetto di moderazione (Palmonari, 2011).

In particolare, gli eventi critici che frequentemente gli adolescenti si trovano a dover affrontare rientrano in diverse aree:

  • Area relativa al sé: esperire solitudine, provare insoddisfazione per il proprio aspetto, essere vittima di bullismo

  • Area delle relazioni amicali: avere problemi con gli amici

  • Area delle relazioni familiari: scontrarsi con i genitori

  • Area della scuola: prendere un brutto voto, scontrarsi con un insegnante

  • Area del futuro: paura di scegliere la professione sbagliata

  • Area che racchiude tutti quegli eventi di vita critici che si configurano come stressanti per l’adolescente (Seiffge-Krenke, 1995).

Nonostante la presenza di tali criticità, gli studi più recenti sostengono un’immagine dell’adolescente piuttosto positiva. Infatti, di fronte alle molteplici complessità insite in questo periodo evolutivo, la maggior parte degli adolescenti affronta in modo ottimale i propri compiti di sviluppo il che contribuisce al loro benessere e buon adattamento (Vianello, 2004). La fotografia offerta dalla ricerca è quella di adolescenti per lo più entusiasti, creativi, intraprendenti, interessati, competenti e coinvolti in relazioni amicali e familiari positive (Albiero, 2012).

Alla luce di tali ridefinizioni teoriche, l’adolescenza non viene più intesa come una fase turbolenta e drammatica della vita, né come uno stadio evolutivo dalle caratteristiche temporali e biologiche universalmente definite. Al contrario, si parla oggi di percorsi unici e alternativi che si sviluppano in stretta relazione con le caratteristiche del soggetto e dell’ambiente fisico e sociale in cui vive; a questo proposito alcuni autori non parlano più di adolescenza, ma di “adolescenze” (Caprara, Delle Fatte, & Steca, 2002).

Sulla base di tali riflessioni, diventa importante identificare, da un lato quali sono i compiti e le sfide che gli adolescenti si possono trovare ad affrontare, e dall’altro lato quali sono le risorse che permettono loro di affrontarli in modo ottimale contribuendo al sostegno del loro benessere psicologico. Comprendere questi aspetti assume un peso rilevante, in quanto permette di strutturare degli interventi di empowerment finalizzati alla promozione delle caratteristiche in grado di favorire la migliore transizione possibile alla giovane età adulta.




Riferimenti

  • Albiero, P. (2012). Il benessere psicosociale in adolescenza. Roma: Carocci.Arnett, J. J. (1999). Adolescent storm and stress: Reconsidered. American Psychologist, 54, 317-326.

  • Arnett, J. J. (2000). Emerging adulthood: A theory of development from the late teens through the twenties. American Psychologist, 55, 469-480.

  • Caprara, G. V., Delle Fratte, A., & Steca, P. (2002). Determinanti personali del benessere nell'adolescenza: indicazioni e predittori. Psicologia clinica dello sviluppo, 6(2), 203-234.

  • Hall, S. G. (1904). Adolescence. New York: Appleton.Palmonari, A. (2011). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: il Mulino.

  • Seiffge-Krenke, I. (1995). Stress, Coping and Relationships in Adolescence. Boca Raton: CRC Press.

  • Vianello, R. (2004). Psicologia dello sviluppo: infanzia, adolescenza, età adulta, età senile. Bergamo: Edizioni Junior.

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