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Amore liquido o solido?

  • Immagine del redattore: Emma Zucchi
    Emma Zucchi
  • 10 feb 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 14 apr 2021


La nostra società è una società liquida, diceva Bauman alla fine degli anni ’90, le nostre vite sono altrettanto liquide, e l’amore? Liquido, gassoso forse, liquefatto. Amore oggi è una parola inconciliabile con i dettami del vivere quotidiano. Secondo Bauman, sociologo svedese e grandissimo osservatore del mondo, l’uomo moderno ha venduto la Sicurezza per avere piena Libertà, forse perché la Sicurezza iniziava a scomparire dalla circolazione e comprare la Libertà sembrava la scelta più saggia. Libertà non è rischio, anzi, è la sua assenza e Sicurezza non è il contrario di rischio, perché per raggiungerla bisogna rischiare.

Il prezzo da pagare per la Libertà è la solitudine. L’uomo libero di Bauman è l’uomo senza legami, sciolto da qualsiasi vincolo, privo di promesse, liquido e quindi senza forma, ma adattabile a qualsiasi contenitore. Anche la Sicurezza ha un prezzo e si chiama Impegno. Continuerai ad avere una casa se ti impegnerai a pagare il mutuo, ad avere un lavoro se farai sempre il tuo dovere, ad avere un amico se manterrai le promesse. L’Amore dà Sicurezza (l’Amore, non i suoi surrogati), ma toglie all’uomo moderno di Bauman quella che per lui è Libertà. Oggi custodiamo con forza la nostra indipendenza, temiamo le promesse per paura di non mantenerle e soprattutto per paura che non le mantenga l’Altro. Il mondo ci ha convinto (e noi ci siamo lasciati convincere) che “il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza” e allora non c’è posto per la Sicurezza e, sicuramente, non ce n’è per l’Amore. In più, abbiamo perso la pazienza, vogliamo tutto e lo vogliamo subito. Perché? Perché si può, non vogliamo aspettare per poi scoprire che non ne valeva la pena, senza neanche il reso facile, almeno, del tempo perso.


Capiamo bene che questa cornice non va bene con il quadro dell’Amore. L’Amore che, lo abbiamo letto, studiato o ce l’hanno raccontato, è promesse e compromessi; è rischio a costo altissimo; è prendersi cura con speranza; è spogliarsi e essere visti. Impossibile, da pazzi anzi.

Solo che l’Amore ce l’hanno messo dentro quando siamo nati, sappiamo cos’è senza che nessuno ce lo spieghi, lo sentiamo, fa parte del pacchetto all-inclusive della Vita.

Ma noi abbiamo escogitato alcune strategie per vivere comunque questa vita dribblando l’Amore.

Una è quella dell’evitamento, l’Amore è una gita in montagna? Allora vado al mare. C’è chi consciamente decide di estirpare l’Amore dalla sua vita, sceglie le connessioni ed evita i legami, che i nodi sono difficili da sciogliere; e chi lo fa inconsciamente, avvicinandosi alle persone indossando maschere dei personaggi più disparati (la dura e il casanova vanno per la maggiore), così non si rischia di farsi male perché ad attutire i colpi c’è il costume del personaggio, la persona è salva.

Parrebbe funzionare, almeno finché l’Amore non ti sbarra la strada offrendoti un passaggio, lì non si può più scappare, c’è chi si arrende e chi accetta di salire, allacciando la cintura, con una mano sulla maniglia e l’altra sul freno a mano.

Ecco qui rientra una grande fetta di uomini liquidi, quelli che il freno a mano lo tengono tirato sempre, la guardia alta ovunque e le mani sul fuoco per nessuno. Così vivono anche il legame con l’Altro, in perenne paura di perderl*; in silenzio che “non diciamolo ad alta voce che siamo felici che poi succede qualcosa di brutto”; lasciando qualche porta aperta concedendosi di non rispettare l’Altro più che per voglia di tradire, per bisogno di non sentirsi legati.

Ma l’Amore le mezze misure non le conosce e a vivere così si finisce per non conoscere l’Altro e non conoscersi in-relazione. Benigni diceva che l’Amore è come la morte, o sei morto o non lo sei, l’Amore è così, non è entrare piano nel mare partendo dai piedi e abituandosi all’acqua che se è fredda poi esco, è tuffarsi di testa e sperare di non farsi male. Certo, ci vuole coraggio, come a fare tutto ciò che spaventa ma poi dà colore alla vita.


C’è chi poi ha deciso, visto che l’Amore è troppo imprevedibile e pericoloso, di costruirselo, diventando un Truman dei giorni nostri, recitando una parte e diventando un personaggio verosimile. I registi di questi film sono di varie categorie, ai poli troviamo il regista umile, quello che crea un copione solo, per sé, diventando la metà perfetta di un Altro. Questa carriera è parecchio pericolosa perché se il personaggio vince sulla persona, poi ritrovare se stessi è un’impresa. All’altro polo, invece, abbiamo il regista da Red Carpet, che invece coinvolge e convince tutti, questa strada può essere percorsa da chi incasella la sua vita in un percorso rigido e prestabilito e odia le incertezze e le novità perché non sa dove metterle nel timetable settimanale. Quindi se l’Amore è un pedaggio necessario, l’unico modo per viverlo è costruirlo. Basta scegliere una persona che rispecchi i propri gusti, i propri valori e che si incastri alla perfezione con i propri progetti futuri. Se poi le emozioni, i vuoti nello stomaco e le ore che diventano minuti non ci sono, pazienza: niente, per loro, è rassicurante come il controllo del proprio futuro. Questi sono proprio i figli prediletti della Società liquida. Così il cast si compone di famiglie che festeggiano, di progetti condivisi e di due metà di frutti diversi che provano a far finta di essere uguali.

Gli ultimi, i temerari, sono quelli che abbracciano l’Amore riconoscendone il valore, la forza, il potere trasformativo, questa è la categoria più eterogenea. Ci sono quelli cresciuti con le storie a lieto fine e quelli che il lieto fine non sanno cosa sia ma lo cercano comunque. Ci sono quelli che a volte nelle storie sono i Cattivi perché chiudono relazioni lunghe o non richiamano dopo un appuntamento e invece non vogliono solo sprecare il tempo di nessuno, che è prezioso e corre veloce. Non è che poi uno per forza ci nasce in questo gruppo, i più arrivano dalle strade raccontate prima: ci sono quelli che l’Amore ha scovato nei loro nascondigli e si sono lasciati prendere, quelli che dopo un pezzo di strada hanno mollato il freno a mano, quelli che hanno interrotto la regia del film. Serve poi sfatare il mito dell’innamorato ingenuo, non necessariamente chi vive l’Amore è l’illuso che non sa come gira il mondo; può essere anche colui che consapevolmente depone le armi, mettendo in conto che l’Amore non è una promessa, ma una scommessa. Sa che non è promettersi il per sempre ma dirsi “oggi ti amo e per quello che ne so oggi, ti amerò anche domani”.

C’è però una conditio sine qua non per tutto questo: l’Autenticità. Essere autentici significa essere consapevoli di noi stessi, accettandosi e (magari) amandosi. L’Autenticità è la massima espressione della Libertà, il divenire se stessi e mostrarsi all’Altro svestiti delle proprie maschere. Questo è il presupposto per l’Amore perché solo conoscendo e accettando ogni sfumatura di noi stessi possiamo accogliere l’Altro senza l’attesa/pretesa che sia l’Altro a colmare le nostre mancanze e a darci un senso.

Nel mese di febbraio, mese dell’amore e di San Valentino, augurate e auguratevi di scoprirvi, accettarvi e amarvi, augurate e auguratevi di sentirvi completi da soli e poi, ma solo poi, augurate e auguratevi di incontrare un Altro con cui valga la pena fare questa scommessa.




Riferimenti

Bauman, Z., (2002). La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza. Il Mulino.

Bauman, Z., (2002). Modernità liquida. Roma-Bari, Laterza.

Bauman, Z., In Gandini, E., (2005). The Swedish Theory of Love. Svezia. Fasad AB

 
 
 

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